venerdì 20 luglio 2012

Un venerdi come tanti

Sono nel mio ufficio, che cerco di riassumere tutti i mei appunti sule visite di controllo fatte nei centri scolastici..ma è quasi impossibile..dalla chiesa “bory bory” (=tonda, per via del campanile) accanto a noi arriva l’eco dei canti dei bambini. No, mi spiego meglio, non solo l’eco, in realtà sembra che in chiesa ci sia anch’io o che viceversa stiano cantando direttamente davanti alla mia scrivania.
Il venerdi è il giorno delle prove dei canti qui in parrocchia: fin dal mattino, quando arrivo in ufficio, si cominciano ad accalcare orde di bimbi per entrare in chiesa..un po’ come al momento dell’entrata a scuola..in effetti è un po cosi, il venerdi la scuola la si fa qui. Tutti i bimbi arrivano con gli insegnanti, con la divisa della scuola. E cosi dalle 8 e mezza a mezzogiorno viene eseguito tutto il reportorio musicale sacro.  A essere sinceri c’è da dire che se non sono le prove dei canti, c’è un funerale, un battesimo, una festa del patrono o della parrocchia da celebrare. L’importante è cantare, a scuarciagola, tutti insieme.
Ma il venerdi assume un valore un po’ diverso, forse perchè il venerdi rimane per me il giorno più bello della settimana, forse perchè poi c’è il weekend, forse perchè le voci bianche fanno sempre il loro effetto, forse perchè i canti qui hanno una carica incredibile. È impossibile non seguirli, e se dimentico per un attimo dove sono, finisco che mi commuovo quasi.
È buffo, le prime volte c’èra una sorta di moto di ribellione nella mia testa: tante cose da fare, da voler fare, e in tutto questo la musica è solo un fattore disturbo.. piano piano, imparando a riconsocere le canzoni, le parole, o forse solo lasciando un po’ indietro tanti dei miei “bisogna!”, mi sono ritrovata quasi senza accorgermene a seguire il ritmo. Non devo più neanche interrompere quello che sto facendo..canticchio o seguo la musica mentre batto i tasti sul computer. E sorrido.
Questa è l’altra faccia di una vita vissuta davvero in mezzo e sotto gli occhi della comunità e del quartiere nel quale vivi. È l’altro lato della medaglia dello svegliarsi di notte per i latrati dei cani giù in strada o del non riuscire ad addormentarsi per la musica reggeaton-malgascizzante che anima quasi tutte le serate. È l’altra faccia dell’essere apostrofata in italiano per strada (quando normalmente tutti i vasaha vengono presi in giro in francese) o dell'essere riconosciuta dalla signora da cui hai comprato i pomodori un mese fa e di cui tu non ti ricordavi bene neanche il volto. O del vedersi arrivare a casa la vicina che ti dice che il pane che avevi prenotato nel banchetto davanti a casa è già pronto e che bisogna andare a prenderlo subito perchè se no poi si secca..