giovedì 29 marzo 2012

I colori


19 Marzo
Lo so che può sembrare una frase scontata, banale, e prima di venire qui forse mi ero anche ripromessa di non dirla mai. Ma davvero, quello che in questo mese scarso passato in Madagascar continua a stupirmi tutti i giorni, ogni istante, sono i colori.  Parlare di Madagascar in realtà è riduttivo perchè basta spostarsi di pochi chilomentri per cambiare completamente paesaggio, vegetazione, clima. Sembra di attraversare mille paesi diversi. L’Altopiano a più di mille metri di altitudine, la costa, il mare e i tropici, la foresta, il deserto, le cascate. Ma ovunque, la stessa impressione. Che sia tutto più brillante, accecante quasi. Il blu del cielo, il verde delle foglie e degli alberi, la luce del sole, anche il rosso della terra e del fango.. Il grigio dei giorni di pioggia quello no, è ancora abbastanza simile a quello che conosco dall’Italia e dall’Europa, ma qui il tempo cambia cosi velocemente che anche in mezzo alla pioggia un raggio di sole luminossimo è capace di squarciare il cielo e farmi sorridere. Viste che tolgono il fiato e ridanno entusiasmo. Soprattutto quando mi rendo conto che non si tratta di una bella cartolina o di un fermo immagine in un programma di viaggi, ma che io ci sono dentro davvero.

martedì 27 marzo 2012

Al mercato


Oggi sono andata al mercato da sola per la prima volta. Non c’è niente da ridere. Ora chi mi conosce, sa della mia scarsa dimestichezza e propensione per le folle di gente, piazze di mercato, conversazioni animate su prezzi e quantità, compro e vendo..e soprattutto la mia scarsa capacità di riuscire a spuntarla. Qui in Madagascar tutto questo è una cosa serissima. Un’arte. Il vivere quotidiano a cui non puoi sfuggire. Una cosa talmente seria che il mio insegnante di malgascio Marcel ci ha speso un’intera lezione sopra con tanto di esempi sui prezzi, simulazioni di domande e risposte, e a fine lezione, incurante della mia faccia sconvolta, mi ha trascinato tra i banchi di carne e verdura e mi ha detto “ora prova tu”, anche se l’affare l’ha poi concluso lui. Oggi è stata la prova del nove: comprare 5 kg di mele e 3 kg di zucchero per fare della marmellata. C’è tutta una procedura da seguire : prima saluti e chiedi il prezzo. Il venditore spara una cifra che è sempre superiore al prezzo reale, soprattutto se vede che sei un bianco che pensa di poterti fregare giocando sul cambio stracciato. A quel punto, dopo l’esclamazione di rito “lafo be!” (molto caro!) cominci ad abbasare il prezzo e si va avanti a acontrattare fino a quando non si raggiunge un accordo soddisfacente per entrambi. Il prezzo di partenza di un kg di mele oggi mi è stato fissato a 2000 ariary. Una follia. Ho provato ad entrare nella parte, mi sono messa e contrattare in malgascio ( confesso, mi ero scritta un po’ di esempi di cifre su un foglio). Alla fine, orgogliosissima, ho portato via le mie mele a 800 ariary al kg, il prezzo giusto. Volete sapere a quanto corrisponde in euro? 1 euro: 2800 ariary circa. A voi la proporzione.

Mandio ny vary


6 marzo Ambositra
Nessuno mi aveva mai detto quanto potesse essere difficile pulire il riso. L’ho scoperto oggi sulla mia pelle. Il Madagascar è il maggior consumatore mondiale di riso, quasi tutto il riso viene dalla produzionale nazionale visto che sembra che i malgasci non amino altre qualotà di riso straniere. In casa cerchiamo, nei limiti del possibile, di seguire le abitudini locali: il riso lo si compra al mercato, sfuso, in sacchi da diversi kg. E prima di cuocerlo va pulito e lavato. Vanno tolti i resti di erbette, i sassolini, le foglioline che racchiudono i chicchi, certi strani pallini neri che non so cosa siano. Poi va sciacquato e poi va messo a cuocere in acqua, (il doppio del riso versato). Mi sono offerta di prepararlo io, visto che ero a casa. Stamattina c’era un sole stupendo, dopo giorni di pioggia ininterrotti. Un sole di una luminosità strana, a cui qui nessuno sembra dare troppa importanza ma che io non ricordo di avere visto spesso. Tutta baldanzosa mi sono seduta sulla panca davanti a casa, con il mio piattone di rame in cui avevo versato tre kapokie di riso e mi sono messa all’opera. Erano le 9 e 45. Alle 12 quando sono tornate a casa due delle coinquiline non avevo ancora finito. Ora, va bene che posso essere una perfezionista ma credo davvero di dovermi fare delle domande. Per pranzo gli altri, molto comprensivi, hanno ripiegato su una più veloce e meno malgascia pasta al pomodoro. Io ho finito di pulire il riso nel primo pomeriggio. Dovevo finire quanto iniziato.  Non avrei mai pensato di passare un’intera mattinata a preparare qualcosa da mangiare. Dedicare tempo a cosa che a casa dò per scontate o inutili. Ma ci sono tante piccole cose, tanti particolari che mi stupiscono ogni giorno. Il gallo che comincia a cantare alle 5 del mattino con un suono che assomiglia davvero allo stereotipato chicchirichi. Lo svegliarsi di soprassalto verso le 4 udendo un rumore come di passi sul tetto, e sentirsi dire che no questa volta non sono i ladri ma sono solo le persone che cominciano a muovere i loro carretti... Suoni colori e odori che io non conosco e a cui imparo ad abituarmi piano piano.

sabato 24 marzo 2012

Madagascar prime impressioni


2 Marzo




Sono arrivata da poco più di tre giorni e tutto è ancora cosi strano. Sono arrivata a Antananarivo il 28 febbraio notte. Ad accogliermi, oltre a tanti volontari di RTM con cui lavorerò e vivrò, una pioggia incessante, che stride un po’ con l’immagine che ci si fa dell’Africa. Una pioggia a cui mi sto abituando in fretta. Siamo alla fine della stagione delle piogge e soprattutto qui sull’altipiano, a Antananarivo dove sono rimasta due giorni  ma anche ad Ambostra da dove scrivo non passa quasi giorno che non cada almeno un po’ di acqua. Fuori, un altro mondo. Che niente ha a che vedere con la mia idea di ordine, di città, di “ciò che dovrebbe essere”. Niente a cui sia abituata o che mi ricordi qualcosa di già visto. Un intrico ininterrotto e serrato di casupole, botteghe, carretti, macchine, taxi, mucche e pussypussy (i risciò malgasci). Gli stili si mescolano e cosi i colori, l’azzurro il giallo e il rosa pastello con il rosso del fango. Per strada una quantità incredbile di gente e mercanzie. Bugigattoli che vendono tradizionali leccornie fritte e bisunte, banchi di frutta, pesce, carne, riso e legumi.  Origini indiane, pachistante, africane si mescolano, guardano i volti cominci a distiguere i gruppi etnici, Merina, Betsileo, Antimoro..tutti vestiti in un modo incredbile per un europeo ma senza il minimo imbarazzo..poi con la pioggia ancora di più..c’è gente che esce in accappatoio, altri con maglioni altri con la canotta..quasi tutti escono con la cuffia da bagno, sopra la quale molti si mettono i cappelli, di tutte le foggie, che sembrano essere il must in madagascar. Mosche. Gli odori più diversi si mescolano e danno alla testa, soprattutto per chi non è abituato. Sono costretta a ribaltare i miei schemi, ad aprire gli occhi e le orecchie con umiltà . Per il momento credo che la più grande lezione sia il provare a uscire da me stessa.