giovedì 6 marzo 2014

Venerdi mattina a Bagamoyo



Venerdi mattina a Bagamoyo. Una giornata cosi bella che non riesco a stare ferma, a non sorridere, a non muovermi. Dopo la burrasca di ieri, che sembrava davvero fare pensare all’inizio della stagione delle pioggie, con pioggia torrenziale e vento e acqua mescolata a polvere e sabbia, e fango nel quale ti impantani, e cieli sempre più neri e nuvole che non si svuotano ma si gonfiano sempre di più, è tornato a splendere il sole. Il tempo qui è come la sua gente, capace di farti incavolare, amareggiare, piangere, e dopo un attimo regalarti le soprese e i sorrisi più grandi.   Oggi c’è un cielo blu cobalto meraviglioso, l’aria fresca e il sole caldo, caldo caldo come solo il sole africano. Niente afa, niente umidità. Oggi si riesce a camminare spediti, non piegati da un calore soffocante che stende. Oggi i pensieri corrono veloci. Mentre venivo in ufficio, con la musica nel lettore, pensavo al mio essere in Tanzania, al mio esserci davvero. Forse l’ho realizzato davvero solo oggi. Quello strano e inspiegabile sentirsi un po’ a casa e un po’ sapere che questa non sarà mai davvero casa tua ma che alla fine va bene cosi. 
 E ci penso adesso, seduta sui copertoni delle macchine che qui fanno da “poltroncine da esterni”, davanti a casa di Mama Salumu, di fronte al mio ufficio, mentre aspetto le colleghe. Ci penso mentre seduta in mezzo a loro, guardo i bambini che piangono, ridono e leggono il mio libro di swahili. È un libro della seconda classe della scuola primaria, e abbiamo riso sul fatto che io sono più avanti di loro, che sono ancora in prima.  Ci penso mentre, ancora una volta, cammino  per queste strade assolate e polverose, a cui i miei piedi si sono ormai abituati. Ci penso mentre guardo i vecchi, seduti sui bordi esterni delle case, che mi guardano con le loro cofie ricamate in testa, le lunghe tuniche bianche e gli sguardi profondi, già pronti per andare in moschea.  E le donne con le ceste di foglie esiccate sulla testa e i kitenge allacciati in vita: prima di andare in moschea, loro, devono finire tutti i lavori di casa. Giornata di venerdi, tutto uguale agli altri giorni e tutto ancora più sonnolento e placido nella già sonnolenta Bagamoyo. La bottega all’angolo che serve da mangiare tutte le mattine, è chiusa, come tutti i venerdi. E cosi tanti altri piccoli negozietti. Le Mame che fanno i dolcetti della colazione oggi non lavorano: non c’è promessa di soldi che tenga. È venerdi. Anche le colleghe credo che respirino quest’aria: sono quasi le 9 e non si vede nessuno. Continuo a perdermi nella mia Bagamoyo. I ragazzi tornano a gruppi dalla spiaggia, dopo una notte di pesca in mare, per quello il venerdi non conta. Sanno di pesce, di alghe, di mare, i vestiti rovinati e i sorrisi larghi sulle bocche. Puoi sentirli arrivare annusando l’aria ancora prima che voltino nella via. Ora Neema è arrivata, si apre l’ufficio, mi siedo al mio tavolo. 
Pregusto quello che verrà: il canto del muezzin che fra qualche ora comincerà a chiamare alla preghiera del venerdi, il rincorrersi dei canti delle diverse mosche della città, e l’affrettarsi della gente alla preghiera, unico momento di frenesia della giornata, tutti divisi a gruppetti, le donne chiacchierando di cosa cucinare alla sera, gli uomini che si limitano a gesti di intesa e scosse del capo che corrispondono a precisi significati, i giovani con passo veloce aggiustandosi in ritardo le cofie in testa. Vedrò tutto questo dalla porticina dell’ufficio, una finestra su questo mondo brulicante che so che continuerà imperterrito e fedele a se stesso anche quando io non ci sarò più. I canti andranno avanti fino a sera. Accompagneranno la mia lezione di swahili del pomeriggio entrando dalle finestre scalcinate della scuola in cui prendo lezione. Accompagneranno il mio camminare verso casa, sulla spiaggia se la marea non è troppo alta.  Andranno avanti ancora più in là, a illuminare un’altra notte tanzaniana insieme alle stelle di questi cieli nerissimi. Un altro venerdi come tanti. Forse domani tornerà la pioggia, ma che importa?





1 commento:

  1. Una lettura che rasserena l'animo e che apre il cuore...grazie per le tue parole che danno a questo venerdi uno squarcio di luce

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