lunedì 26 luglio 2021

1..2..3.. Il viaggio, e i racconti, riprendono

 

Ho deciso di tornare a scrivere su questo blog, che è stato per tanto tempo un amico, un’estensione di me, un contatto con casa quando a casa non ero, un modo per unire mondi geograficamente distanti, aiutandomi a ritrovarmi e ri-scoprirmi. Tornare a raccontare di viaggi, di incontri, ma soprattutto di come quei viaggi e quegli incontri arrichiscono, cambiano, fanno crescere.  Tornare a condividere tutto questo, perchè credo sempre piu fermamente che quei viaggi e quegli incontri non siano, e non debbano essere mai SOLO miei, ma possano arricchire, divertire, « far ritrovare » chi li legge con me.

Riprendo in mano la penna dopo anni in cui l’avevo messa da parte, per scelta piu o meno autoimposta, per dare priorità al lavoro « ufficiale », e forse in fondo in fondo per la convinzione che questo blog, questo scrivere fosse una cosa di poco conto, che non servisse a nessuno, che il suo esserci o non esserci non avrebbe fatto alcuna differenza, per gli altri, per me. Non posso parlare per gli altri, ma personalmente mi rendo conto che cosi ho finito per perdere una parte di me, di cui ho sentito e sento oggi una mancanza infinita.

Torno a scrivere come atto di difesa, ma anche di « responsabilità » verso me stessa. Impugno la penna come una sorta di arma personale, per citare Cirano. Riportare alla luce il mio sentire, ribadire a me stessa prima di tutto cio’ che sono, il mio modo di intendere e concepire la vita, la mia « umanita ». E lo faccio proprio in un momento in cui sembra che questa modalità, questo sentire non siano davvero possibili. Un periodo in cui il viaggiare è stato limitato a motivi di sola necessità, il cui l’incontro con altre persone, lo scambio, da occasione di arricchimento, di crescita, di vita, è diventato o viene associato a fonte di pericolo, contagio. Non c’è polemica nelle mie parole, viviamo una situazione difficile, ma il rischio è quello di perderci. Mi ero persa, voglio ritrovarmi.

Vengo da due anni in cui ogni tipo di spostamento è stato particolarmente difficile, se non impossibile.  Purtroppo, la riduzione dei viaggi « fisici » » si è portata dietro anche la riduzione di tutto cio’ che quel viaggio comportava. Ogni interazione è stata limitata al minimo, ridotta quasi solo alla dimensione virtule. Svanita l’attesa dell’incontro, la scoperta dell’altro, la ricchezza dello scambio che viene da una mano stretta, da uno sguardo condiviso, da un odore che entra nel naso.. Persa la relazione che costruisci piano piano con cio’ con cui entri in contatto, persona, oggetto, luogo, che entra nel tuo spazio vitale e finisce per cambiarti.

Questo vuoto mi ha annichilito.

Ed è proprio perchè voglio salvare queste componenti della mia vita, voglio ricordarmi a me, e magari a chi sta facendo la mia stessa fatica, che la vita è anche e soprattutto questo, ho deciso di tornare a scrivere. Un atto di rivolta contro un’abitudine che ci riduce all’inedia.

All’inizio non sarà facile. È vero, rispetto al passato, viaggio, viaggiamo tutti meno. Ed è vero che  forse una delle molle che mi ha fatto decidere di tornare a scrivermi, , è che « fisicmente » sono ripartita. Una nuova destinazione, la Tailandia, l’Asia, un mondo incredibilmente sfaccettato che si nasconde e chiede attenzione infinita per farsi scoprire. Questo forse ha aiutato a scuotermi dal torpore in cui ero finita, motivandomi. Ma non credo basti solo tornare a prendere un aereo per definire la nostra attitudine. Credo che la ridotta mobilià fisica, le frontiere chiuse, o peggio la fatica infinita che si fa per viaggiare oggi, possano diventare una pericolosa scusa per chiudere anche il cuore. Credo che abbiamo tutti rischiato questo in questi ultimi mesi/ anni. Non voglio piú questo. Dovro’ riabituare la mano, come il cuore.

Il viaggio non è mai stato per me semplicemente aggiungere una bandierina in piú su una mappa o un timbro sul passaporto. Il viaggo per me presupponeva e presuppone l’apertura, l’incontro con le persone, con e nei loro luoghi, cultura, colori, il cambiamento che quell’incontro suscita in me. Ho iniziato questo blog anche su questa premessa. Viaggi magnifici possono iniziare e svilupparsi semplicemente se decidiamo di tenere aperti occhi e cuore a quello che ci circonda, pronti a farlo entrare nelle nostre vite. L’ « esotismo » sta in tutto quello che non ci appartiene tradizionalmente, e che puo stupirci, cambiarci, arricchirci. Ho visto e vedo ancora oggi (forse anche di piú) tante persone viaggiare, e continuare a farlo restando impermeabili a tutto quello che li circonda, dietro barriere di protezione che forse aiutano, ma rendono la vita cosi piú povera.

Credo che la grande fatica di questi ultimi anni, almeno a titolo personale, sia stato il lasciare che l’abitudine, il lavoro, e poi la pandemia, mi facessero progressivamente chiudere gi occhi e il cuore alla meraviglia di quello che continua a circondarmi, ogni giorno.

La mia risposta all’ incertezza e alla tristezza di questo momento difficile è scegliere di tornare a aprirsi. Trasformare la difficoltà materiale dei viaggi attuali, i controlli centuplicati, i test, le misure di separazione, la diffidenza e la paura, non in un freno ma in una sorta di allerta che mi ricordi quanto quel « viaggio » sia prezioso e di valore, qualcosa mai scontato, qualcosa da guadagarsi perchè la ricompensa sarà grande. Qui a Bangkok siamo attualmente in lockdown, chiusi nel confort dei nostri appartamenti che possono diventare prigioni. Eppure il mio cuore è palpitante, « allerta » e aperto alla vita, come mai nell’ultimo periodo, pronto a ogni occasione di incontro e scoperta.

Per me e per chiunque vorrà accompagnarmi, ancora.

Nessun commento:

Posta un commento