Lunedi sera sono rientrata a Antananarivo dopo circa tre
settimane a Ambositra. E ho capito che l’impressione che mi ero fatta un mese
fa era solo un centesimo di quello che ho colto in questi (sempre) pochi
giorni, che sarà ancora un centesimo di quello che potrò mai cogliere.
Girando in macchina, in taxi be, a piedi sono
sempre con il naso all’insù e gli occhi ben aperti per catturare tutto quello
che posso di questa città, e resto stupita ogni istante. Tana centra ancora
meno di tutto quello che ho visto finora del Madagascar con l’idea di Africa
che avevo. Non è una città africana. É un mix incredibile di contaminazioni e
culture e tradizioni diverse. È costruita tutta sui colli come Roma, è tutto un
sali e scendi di stradine e scale. Le case hanno il tetto spiovente che mi
ricordano cosi tanto certi villaggi inglesi o francesi, segno della
colonizzazione che resiste alla storia. Passeggiando per la città vecchia, che dall’altro domina il resto
dell’insediamento, sembra di essere davvero di essere nel Vecchio Continente,
con il palazzo della regina e quello del primo ministro fatti da architetti
europei e chiesette protestanti e cattoliche come neanche in Irlanda, e cuffi
d’erba e sentierini che sembrano presi dai borghi toscani. Ville protette da
altissimi muri e filo spinato accanto a catapecchie. E da lassù guardi in basso
e hai una vista incredibile. Vedi gli agglomerati di case sparsi sullle varie
colline verdissime, e in mezzo le risaie dove vedi luccicare l’acqua. Vedi lo
stadio e il lago Anoussi, proprio nel mezzo di uno dei quartieri più centrai di
Tana, un lago a forma di cuore, con in mezzo una statua fatta sul modello della
Statua della Libertà. Intorno camminamenti pedonale in mezzo al verde e parchi
che ricordano certe immagini newyorkesi. Di fronte a te, lungo il dorso di
altre colline, vedi le baraccopoli di Padre Pedro. Ci sono vedute, scorci che
assomigliano alle campagne cinesi. Altri a pezzi dei nostri borghi medievali.
Altri ad alcune foto di città azteche. Altri a villaggi del Nord Europa con le
casette affiancate tutte dai diversi sgargianti colori.. Quando arrivi a
Analakely, la zona del principale mercato della città, camminando in mezzo a banchi e bancarelle invece ti ricordi che sei
in Africa.. anche se poco dopo inzia il viale che ti conduce alla stazione dei
treni appena restaurata che sembra La Gare d’Orsay.
È vero, a volte ti
gira la testa..la gente ti urta, le voci si mescolano, nessuno chiede permesso
però davvero c’è tantissimo da imparare e conoscere, una storia politica, una
cultura, un modo di vivere che ti costringe sempre a rimetterti in discussione,
ti provoca, ti fa venire voglia di restare qui per scoprire qualcosa ogni
giorno.
Nessun commento:
Posta un commento