lunedì 2 aprile 2012

Rientro a Tana


Lunedi sera sono rientrata a Antananarivo dopo circa tre settimane a Ambositra. E ho capito che l’impressione che mi ero fatta un mese fa era solo un centesimo di quello che ho colto in questi (sempre) pochi giorni, che sarà ancora un centesimo di quello che potrò mai cogliere.
Girando in macchina, in taxi be, a piedi sono sempre con il naso all’insù e gli occhi ben aperti per catturare tutto quello che posso di questa città, e resto stupita ogni istante. Tana centra ancora meno di tutto quello che ho visto finora del Madagascar con l’idea di Africa che avevo. Non è una città africana. É un mix incredibile di contaminazioni e culture e tradizioni diverse. È costruita tutta sui colli come Roma, è tutto un sali e scendi di stradine e scale. Le case hanno il tetto spiovente che mi ricordano cosi tanto certi villaggi inglesi o francesi, segno della colonizzazione che resiste alla storia. Passeggiando per la  città vecchia, che dall’altro domina il resto dell’insediamento, sembra di essere davvero di essere nel Vecchio Continente, con il palazzo della regina e quello del primo ministro fatti da architetti europei e chiesette protestanti e cattoliche come neanche in Irlanda, e cuffi d’erba e sentierini che sembrano presi dai borghi toscani. Ville protette da altissimi muri e filo spinato accanto a catapecchie. E da lassù guardi in basso e hai una vista incredibile. Vedi gli agglomerati di case sparsi sullle varie colline verdissime, e in mezzo le risaie dove vedi luccicare l’acqua. Vedi lo stadio e il lago Anoussi, proprio nel mezzo di uno dei quartieri più centrai di Tana, un lago a forma di cuore, con in mezzo una statua fatta sul modello della Statua della Libertà. Intorno camminamenti pedonale in mezzo al verde e parchi che ricordano certe immagini newyorkesi. Di fronte a te, lungo il dorso di altre colline, vedi le baraccopoli di Padre Pedro. Ci sono vedute, scorci che assomigliano alle campagne cinesi. Altri a pezzi dei nostri borghi medievali. Altri ad alcune foto di città azteche. Altri a villaggi del Nord Europa con le casette affiancate tutte dai diversi sgargianti colori.. Quando arrivi a Analakely, la zona del principale mercato della città, camminando in mezzo a  banchi e bancarelle invece ti ricordi che sei in Africa.. anche se poco dopo inzia il viale che ti conduce alla stazione dei treni appena restaurata che sembra La Gare d’Orsay.
È vero,  a volte ti gira la testa..la gente ti urta, le voci si mescolano, nessuno chiede permesso però davvero c’è tantissimo da imparare e conoscere, una storia politica, una cultura, un modo di vivere che ti costringe sempre a rimetterti in discussione, ti provoca, ti fa venire voglia di restare qui per scoprire qualcosa ogni giorno.

Nessun commento:

Posta un commento